Il direttore degli Uffizi "Diocesano al top"

Inaspettata visita di Eike Schmidt al Museo Diocesano Tridentino

da "L'Adige" di martedì 20 luglio 2021, p. 6

Schmidt si innamora dei musei trentini
Lo storico dell' arte colpito dal Diocesano. «Con il Mart rapporti più stretti. Galizia? Bella mostra»


Intervista al direttore degli Uffizi
di Fabrizio Franchi 


È arrivato sabato al Mart a Rovereto insieme alla moglie Roberta Bartoli per visitare quella che in fondo è anche la "sua" mostra, Eike Schmidt, direttore di indole e origine tedesca, ma sentimenti italiani. Si è gustato le mostre dedicate a Botticelli, Picasso, De Chirico, Raffaello e Boldini. Nelle esposizioni c' è anche la sua mano, oltre a quella di Vittorio Sgarbi.
Lui aveva già fatto capire tempo fa che è uno storico dell' arte, ma non dal cervello polveroso, quando aveva coinvolto anche la influencer Chiara Ferragni, facendo schizzare i like dei social per gli Uffizi. Uomo dinamico e versatile è da tempo legato a Sgarbi, anche se nel temperamento i due sono diversi. Viste le belle, va detto - mostre del Mart, Schmidt con la moglie si è poi spostato al palazzo delle Albere di Trento a vedere l' imperdibile mostra di fotografie di Steve McCurry, accompagnato dal consigliere d' amministrazione del Mart Silvio Cattani, perché Sgarbi era impegnato in Puglia, dal segretario Franco Panizza e dal presidente della Provincia, Maurizio Fugatti. Poi, nuovo spostamento, al Buonconsiglio per ammirare un' altra bella mostra, quella sulla "pittoressa" rinascimentale Fede Galizia. E, infine, come rivela in questa intervista, una visita in incognito al Museo Diocesano che si è guadagnato la sua ammirazione. Non era mai successo che il direttore degli Uffizi venisse appositamente a vedere mostre in Trentino. In vista dunque, nuove proficue collaborazioni sull' asse Trento -Firenze nel nome del bello.

Professor Schmidt ha fatto un tour de force...
«Avevo programmato di venire per una delle due mostre del Mart che coinvolgevano gli Uffizi e devo dire che anche il Diocesano mi è molto piaciuto. Non sempre i musei diocesani sono all'altezza, invece quello di Trento è ben organizzato, ha una didattica molto chiara, ma è all' altezza anche di un pubblico colto. L'ho visitato come una normalissima persona e mi ha colpito. Il racconto del Concilio, il bell' allestimento dei paramenti, da cui tutti possono imparare. Complimenti davvero».

Al Mart l'ha invitata Sgarbi? Le sono piaciuti gli allestimenti?
«Purtroppo avrei dovuto venire all' inaugurazione, ma non è stato possibile, e non ero indispensabile. Adesso non poteva venire lui, ma durante la visita ci siamo sentiti per telefono. Ma le mostre su Botticelli e Raffaello per me erano prevedibili, sapevo già il concetto curatoriale. Invece è stata una bella sorpresa Lino Fronza e specialmente Cremonini. Una riscoperta di una artista che è vissuto mezzo secolo prima del suo tempo. Fosse vissuto oggi, avrebbe avuto un altro destino con la sua capacità di sintesi tra astratto e figurativo e l' uso di uno per rafforzare l' altro. È stata una grande rivelazione.

E al Buonconsiglio ha visto la mostra di Fede Galizia? Che ne pensa?
«Una mostra estremamente colta, mi è piaciuta molto. Piena anche di novità scientifiche, che porta nuove risultati per il conoscitore e per gli studiosi. Interessante il confronto tra varie versione dello stesso quadro. Per esempio la Giuditta in cui brilla la versione di Sarasota. Molto istruttivo. Per quanto riguarda l' allestimento io sono sempre a favore della sperimentazione, anche se l' avrei fatto diverso, ma è di per sé positivo. È seria e colta, una gran bella mostra».

Lei ha coinvolto Chiara Ferragni agli Uffizi. Perché questa idea?
«Il nostro obiettivo è coinvolgere altre demografie di visitatori, i più giovani e con Ferragni abbiamo visto un risultato immediato: abbiamo avuto un più 27 per cento di giovani. E abbiamo un terzo in più di visitatori sotto i 25 anni. Abbiamo sostituito l' assenza delle gite scolastiche. E non è solo Ferragni. Abbiamo coinvolto anche Martina Socrate su Tik Tok, un talento originale. Con l' approdo su Tik Tok ci siamo inseriti in un aumento delle offerte, avvicinando bambini e ragazzi».

Insomma, i giovani si avvicinano all' arte e al bello. Vuol dire che c' è speranza?
«È fondamentale abbattere le barriere ideologiche che si trovano nei musei, che si pensa debba essere noioso, una sorta di esame che uno deve sostenere con i genitori e gli insegnanti. Dimostrare che cosa si è imparato. Dimostriamo che può essere un luogo spassoso. Penso ancora al Diocesano Tridentino: è pienamente un museo adatto per i giovani, interessante senza essere noioso per i visitatori che imparano».

C' è l' intenzione di rafforzare i rapporti tra Uffizi e Mart?
«I rapporti sono stretti e con Sgarbi continuiamo a fare progetti. Io già anni fa con Gabriella Belli avevo legami e l' anno scorso ho riallacciato questa connessione».

Ci tolga una curiosità: lei e Sgarbi siete così diversi. Cos'è che vi unisce?
«La passione per l' arte. Lui è un vero appassionato, conosce molti artisti "minori", che poi minori non sono. Con lui si possono fare conversazioni come con poche altre persone. Ed è sempre un piacere incontrarlo».

Lei è tedesco, ma in Italia ci sta benissimo...
«Sì. Ho anche rinunciato a Vienna ed è la conferma di quanto io mi sia appassionato degli Uffizi e dei compiti che questo museo pone. Ci sono tante cose da fare: c' è la collezione degli autoritratti degli artisti da allestire, ci sarà il '700».

Cosa manca ai musei italiani?
«I musei non sono veramente tenuti secondo il proprio potenziale e l' altro punto riguarda i musei statali: c' è un grave problema con il personale e con le risorse umane che sono male allocate e questo non sarebbe mai possibile in un altro Paese. Invece qui faccio i complimenti al Trentino perché non è lo stesso per i musei che dipendono da Roma».

Agli Uffizi lei vive le sue giornate, c' è un' opera di cui si è innamorato particolarmente?
«È come con figli e nuovi nipoti. Li si ama tutti. Il Tondo Doni di Michelangelo e la ventina di quadri di Raffaello, Andrea del Sarto e la ventina di opere che abbiamo di Leonardo Da Vinci, le sette opere di Caravaggio. Abbiamo una concentrazione di bellezza. Noi non abbiamo una Gioconda, ma almeno una cinquantina. E dobbiamo ancora lavorare e educare il pubblico».

Ma dov' è andato in vacanza?
«Non lo voglio dire. Diciamo che sono in una zona bilingue, dove però tutti tifano Italia e sono contenti che ha vinto agli Europei di calcio. Come lo sono anche io, tanto».